VIAGGIO EVANESCENTE

Chi meglio di una nuvola può rappresentare il viaggio?

Non solo perché come l’idea di viaggio nasce, si evolve trasformandosi all’aria nuova che tira, e poi si sperde rinnovata nel cielo, più in là, oltre, altrove… In viaggio orizzontale.

 

La nuvola per quanto evanescente è concretamente viaggio.

 

Le nubi sono le accompagnatrici del giro della Terra, giorno e notte, variando a seconda di venti caldi e freddi, e nelle stagioni caratterizzano le nostre giornate luminose o uggiose, portatrici di pioggia o di neve, condizionando pensieri ed umori umani.

 

All’alba, con la prima luce chiara e con l’aurora poi, si colorano e mostrano la loro natura. Grigie o bianche, e a sera di nuovo tinte di aranci e rosa, dal tramonto al crepuscolo. Cirri, nembi, cumuli, strati o composte da tipologie diverse, accorpate… Come bioccoli candidi o striate e tese, essenziali scie filamentose, in ammassi o grumi, o come tocchi di piume o simili a virgole…sorprendono…sempre per la leggerezza, la presenza e la mutevolezza, il cangiare dei colori. 

 

Il viaggio della formazione delle nuvole stesse nasce e torna ad una nuvola, come per il ciclo dell’acqua. In viaggio ascensionale, in verticale.

 

Nei proverbi, la nuvola è anche dove stare, potersi distrarre, in bei pensieri “con la testa fra le nuvole”, anziché per forza, in pensieri pesanti, obbligati, di terra.

 

Quanti scrittori, poeti dagli albori della storia della letteratura hanno intuito il parallelismo col viaggio o dato senso diverso ed altrettanto lieve o profondo alle nuvole: da “Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno …” Lo dice in altro modo, ma una sorta di sorelle nuvole sono già per S. Francesco. Nei classici dal Rinascimento al Romanticismo: elementi paesaggistici, idilliaci, decorativi, fantastici; emblema della “trasformazione”; di stati d’animo, catalizzatori in empatia del dolore, “sussulti psicologici” vari; ricche similitudini – “…di navi, misteriose e sperdute nell’immenso mare dei cieli”; le nuvole “fumo” come la filosofia, il pensiero filosofico che astratto, allontana dalla vita reale concreta”; si riconosce loro la natura “divina, nella  indifferenza e distanza.

 

E i luoghi più segreti, misteriosi o magici, mitologici descritti nei poemi, ma centrali del tempo e dello spazio, sono velati da nubi, nebbie che nascondono sentieri e rotte ai marinai, come l’isola della dimenticanza di Calipso, sito simbolico e assoluto. I luoghi sacri paiono protetti, dispersi, sospesi fra nuvole, Paradiso, Nirvana, persino gli Inferi o fiume Acheronte: fumo, lava, nuvole nere…

 

Non è forse, il monte Olimpo, altissimo ed inaccessibile, sempre avvolto nelle nuvole, la dimora degli dei, nell’antichità? E Zeus stesso sta sul trono, con il fulmine in mano, e poggia i piedi su una corposa nuvola. E non si sono immaginati gli dei della Grecia e di Roma da dietro le nubi a guardare, aiutare o contrastare gli umani? Anche gli eroi dei miti s’alzano, s’innalzano, erigendosi come monti perdendosi fra le nubi…e con quell’alone s’ammantano di possanza, al di sopra, irraggiungibili.

 

E nell’arte sacra cristiana Dio è nei Cieli attorniato da stuoli di angeli e nubi; nell’assunzione al Cielo, Gesù sale al Padre sopra una soffice nuvola che pare un cuscino sotto i suoi piedi, e così la Madonna è nell’iconografia popolare sospesa su diafane o barocche nubi bianche, sempre…Similmente per profeti e santi -in svariate forme, in ogni stile pittorico, lungo tutta la storia dell’arte, e su santini e tele e affreschi …

In questi casi la nube è qualcosa di più di un viaggio: è a metà strada tra mistero e realtà, una sorta di elemento di comunione fra l’alto e il basso, il divino e il terreno.

Un mezzo per salire al cielo, forse anche per noi seguendo il suo passaggio: le ombre allargate sui prati mostrano la consistenza delle nuvole -quasi un ossimoro- e ci svelano quel che siamo noi, che ci formiamo e disfiamo nel vivere la nostra vita…per sparire dissolverci con la morte, niente più che leggerezza passeggera, espressione libera e creativa…

 

Hesse, delle nuvole, nella sua originale poetica, parla in più modi nuovi. Come in questa poesia che fa parte della raccolta “Volare”:

 

Weisse Wolken

 

Oh, schau, sie schweben wieder

wie leise Melodien

vergessener schӧner Lieder

am blauen Himmel hin!…

 

Bianche nuvole

 

Guarda, sempre si librano

simili a melodie eteree

di canti che si scordano

nel cielo azzurro, aeree

 

non c’è cuor che le comprenda

e in un gran pellegrinare

dei dolori bene intenda

delle gioie del viaggiare

 

amo loro, libere, e bianche

come sole e mare o vento

per chi è stanco di vagare

son come angeli o sorelle.

 

Sempre Hesse le descrive effimere in prosa – e con la leggenda de Il Nuvolo innamorato di Hikmed Nazim- …ne fa “amore” dichiarato: “Presto ci stanca ciò che permane…noi anime -bolle di tempo e sapone- sospinte in eterno mutare…Spose di un tempo, senza durata…per cui …il morire di un gioco di nuvole…può voler dire festa o portare dolore. Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia…”

 

A noi l’ultima riflessione su un’immagine moderna, imprevista, breve: il cielo di nubi è solcato dalla scia di -altrettanta- nube d’aereo che va da un capo all’altro del mondo seguendo la sua rotta. Queste due nuvole che incrociandosi hanno attirato i nostri sguardi, ritornano a raccogliere mille pensieri di e in viaggio e ce lo mostrano ancora una volta, concretamente. Stavolta, in senso trasversale, obliquo.