Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
VIOLA MAMMOLA
21 Mar 2013 19:43
In Trentino in questi giorni ha nevicato abbondantemente anche in valle, Trento compresa. Ne è scesa più di tutto l’inverno. Comunque non durerà, sì è già sciolta in buona parte e la voglia di primavera si fa prepotente. Parlo, dunque, della viola mammola.
Mi ricordo, da piccola, che era il primo fiorellino che si affacciava dove era riparato dai muri a secco e il sole scaldava appena a sufficienza. Più come speranza di bel tempo e annuncio di primavera , che come realtà; esisteva un proverbio che recitava: San Sebastian co’ la violeta en man (San Sebastiano, che cade il 20 gennaio, con la violetta in mano).
Carlo Linneo (1707-1778), il famoso naturalista svedese, noto per aver dato sistematicamente il nome botanico in latino alle piante, nel 1753 “battezzò” la viola mammola Viola Odorata.
La mammola (viene anche comunemente chiamata così) o anche violetta, per distinguerla da altre varietà, appartiene alla famiglia delle violacee ed è diffusissima.
I fiori sono profumati, con cinque petali dal caratteristico colore, (da cui prende anche il nome), di cui due superiori eretti, due laterali e uno in basso con sperone, hanno una particolarità interessante: i fiori alti, che sbocciano tra marzo e aprile, (secondo le zone), e che possono arrivare fino a 15 cm., vengono impollinati dagli insetti, mentre quelli più piccoli e in basso, non si aprono mai e applicano l’autoimpollinazione (cleistogamia). Si moltiplicano per seme, ma anche con gli stoloni (è un fusto della pinta modificato che striscia sul terreno e da origine ad una nuova piantina identica alla pianta madre). Le foglie sono cuoriformi e dentellate di un bel verde scuro. Questo fiore cresce nelle radure o ai margini del bosco, nei vigneti, in luoghi riparati, nei prati , lungo i muri e i fossi fino a mille metri di altitudine. E’, comunque, usata anche nei giardini e fa tappeto profumato.
La viola è anche una pianta officinale (ha proprietà curative) tutta la pianta contiene acido salicilico, tannino, mucillagine (uno zucchero particolare delle piante) e olio essenziale profumatissimo che ha effetto sedativo della tosse, aiuta l’eliminazione del catarro, decongestiona le pelli con problema di couperose ed è efficace nei casi di acne, foruncolosi ed eczemi.
La violetta agisce inoltre come decongestionante della mucosa della bocca e della gola.
Possiede proprietà espettoranti, antinfiammatorie (antiflogistiche), decongestionanti, antisettiche e stimolanti della circolazione. Si possono usare sia i fiori freschi che secchi. Si possono preparare tisane.
Mentre con l’olio essenziale si possono fare anche suffumigi e, mescolato con olio di mandorle, per applicazioni alla pelle.
Ma la mammola riserva altre sorprese, ci sono le viole candite, la marmellata di viola, (molto particolare), confetti.
Curiosità: anticamente si usava decorare con questi fiori le tombe delle fanciulle morte nel fiore degli anni; inoltre, sin dai tempi di Maria Luisa d’Austria (1791-1847) che fu imperatrice dei francesi in quanto moglie di Napoleone I e poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla il profumo “Violetta di Parma” è uno dei più conosciuti di questa città.
Nella mitologia ritroviamo la viola. Giove, che, come è noto, era piuttosto libertino, un giorno si mise a corteggiare la ninfa Io. Giunone, la moglie, che conosceva le debolezze del dio, insospettita lo seguì. Giove se ne accorse e, per evitare disastri (suoi), trasformò Io in una bianca giovenca. Giunone, però, capì tutto, per cui Giove, onde evitare litigi, donò la vacca alla moglie. Costei, al fine di evitare ulteriori tradimenti, mise il cane Argo dai cento occhi, a guardia. La povera Io non riusciva a mangiare l’erba, e per evitare che morisse di fame Giove le fece trovare un prato di viole. Comunque non si diede per vinto e mandò Mercurio (il dio dei ladri e dei commercianti), a liberare Io. Ci riuscì, ma fu scoperto da Giunone che, infuriata, costellò la coda del pavone degli occhi di Argo e mandò un terribile tafano a pungere la bianca giovenca che cominciò a correre disperata per tutto il mondo. Giunse prima a Dodona nell’Epiro e poi attraversò il mare da cui prese il nome, Ionio e infine giunse in Egitto dove, oramai placata l’ira di Giunone, Giove la fece tornare nelle sue sembianze normali.
Altri miti e leggende raccontano di questo fiore. Un’altra curiosità Napoleone influenzato dalla moglie Giuseppina Beauharnais, che adorava questo fiore, ne donava mazzetti anche alle amanti.
E, per concludere, nel linguaggio ottocentesco dei fiori, la viola è simbolo dell’amore romantico e anche dell’umiltà e la modestia.
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