VIOLENZA DOMESTICA: LA DONNA VITTIMA E CARNEFICE. IL DRAMMA DELLA MODERNITÀ

Circa 180 avvocati più numerose persone presenti all’evento svoltosi ieri sera nella Sala Mazzone a Vittoria in cui si è discusso di “Violenza domestica: la donna vittima e carnefice. Il dramma della modernità”. Organizzato dall’Università Telematica “Pegaso”, il convegno ha visto la presenza di illustri relatori fra cui Roberta Bruzzone, Psicologa Forense e Criminologa, volto noto per la sua presenza come ospite nelle trasmissioni tv in cui vengono affrontati i tanti delitti che purtroppo sempre più spesso stanno interessando il nostro Paese. Ma l’attenzione ieri è stata rivolta alla donna, non solo nel suo ruolo di vittima ma anche in quello di carnefice. Come ha spiegato la stessa Bruzzone un terzo dei delitti in famiglia è commesso da donne di qualsiasi appartenenza socio-culturale. La famiglia, che dovrebbe essere il luogo sicuro in cui trovare riparo dalle difficoltà e dagli stress del mondo esterno, oggi sta diventando il luogo in cui è più probabile essere uccisi, per mano di colui che ci è più vicino. E non solo si assiste a donne che si spingono a sopprimere le vite che hanno generato, ma pure a donne uccise dai propri uomini. “E’ raro- ha detto Roberta Bruzzone- che una donna sia vittima di uno sconosciuto”. Ma perché accade ciò? Quali problemi relazionali, quali patologie degli affetti e dei sentimenti possono spingere a tanto, all’interno di famiglie apparentemente “normali”? Roberta Bruzzone ha pertanto tracciato i profili criminologici, vittimologici e psicologici di molte donne, analizzando diversi casi, da quelli più vicini in ordine temporale come il caso Loris, a quelli avvenuti anni fa come il caso di Cogne o quello della signora Gucci. “L’implacabilità- ha sottolineato la relatrice- è una delle caratteristiche delle assassine. Le donne sono più cattive, colpiscono con l’intento di annientare non solo fisicamente ma soprattutto interiormente le proprie vittime”. Si capisce allora come dietro i tanti episodi di cronaca registratisi negli anni ci sia alla base un forte disagio. “Il disagio psicologico non deve mai essere sottovalutato- ha precisato la Bruzzone- perché poi esplode e spesso nei confronti di chi non può difendersi. Dobbiamo contenere i disagi, altrimenti questi episodi di violenza non si ridurranno mai”.

Ma la questione violenza al femminile è stata analizzata sotto vari punti di vista grazie anche alla presenza degli altri relatori in sala come l’Avv. Maurizio Catalano che ha fatto un excursus storico del ruolo della donna, dal Generale Nicola Raggetti, già Comandante del RaCIS di Roma, che nella sua lunga esperienza ha tracciato un’analisi del fenomeno femminicidio. Di due altre forme di “delitto” quale il maltrattamento in famiglia e lo stalking si è invece soffermato il Sostituto Procuratore della Repubblica di Ragusa, Monica Monego, che ha messo in evidenza le differenze fra i due reati e le possibili interferenze che spesso si rilevano. Sulla questione degli atti persecutori, inoltre, ha preso la parola l’Avv. Paolo Cirasa il quale ha focalizzato l’attenzione dei presenti sulla tutela civilistica ed i profili risarcitori. Infine ha suscitato moltissimo interesse l’intervento della Prof. Francesca Di Gaudio, docente dell’UNIPA, che si soffermata sull’importanza della precisione con cui le indagini scientifiche devono essere attuate. Nell’ultimo decennio, del resto, il processo penale ha conosciuto il repentino affermarsi della cosiddetta prova scientifica: sempre più spesso infatti la ricostruzione dei fatti rilevanti per l’accertamento del reato  e per l’individuazione del colpevole è legata a doppio filo ai risultati della prova scientifica, da qui l’esigenza che essa sia compiuta con il massimo di precisione e con strumentazioni adeguate, e a volte non è così.