Quasi 7 milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni hanno subito almeno una volta nel corso della vita una forma di violenza fisica o sessuale (31,5%). La violenza è avvenuta nel 5,2% dei casi dal partner e nel 18,9% dei casi dall’ex. Si rilevano violenze anche da colleghi di lavoro nel 2,5%, parenti nel 2,6%, amici nel 3% e da conoscenti nel 6,3% dei casi. Tra le conseguenze della violenza subita vi sono la perdita di fiducia ed autostima (52,7%), ansia, fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%), disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), autolesionismo o idee di suicidio (12,1%).
Sono questi alcuni dei dati statistici (fonte Istat) emersi a margine del convegno “Codice rosso e violenza domestica e di genere” promosso a Palazzo Pirelli dal Garante regionale per la tutela delle vittime di reato Elisabetta Aldrovandi in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia.
Sul tema, in apertura dell’evento, la Consigliera regionale Viviana Beccalossi, prima firmataria della legge regionale 22/2018 istitutiva dell’Authority di Garanzia, nel suo intervento caratterizzato da forte sensibilità sul tema, ha citato le motivazioni che stanno alla base della Figura del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato da lei fortemente voluta e sottoposta all’attenzione dell’Aula Consiliare che all’unisono con volontà superpartes ha recepito la cogenza e la necessità di legiferare sul punto.
“Siamo consapevoli – ha commentato Beccalossi – che vi è ancora della strada da percorrere e tra i vari aspetti vi è, ad esempio, l’aumento del Fondo di garanzia per i reati violenti, ma la direzione intrapresa è quella giusta”.
La Garante regionale e Presidente dell’Osservatorio Nazionale per il sostegno alle vittime di reato Elisabetta Aldrovandi, nel delineare i principali obiettivi e primi progetti concreti su cui gli uffici di sua competenza cominceranno a lavorare nei prossimi mesi (realizzare una mappatura delle associazioni che si occupano di vittime in Lombardia; creare Sportelli di ascolto territoriali, tavoli e protocolli specifici con prefetture e associazioni), ha commentato e approfondito gli aspetti della riforma della legge 19 luglio 2019, numero 69 conosciuta come Codice rosso: “Il nuovo provvedimento legislativo – ha spiegato la Garante regionale – innova e modifica la disciplina penale della violenza domestica e di genere, corredandola con nuove misure cautelari e di prevenzione e inasprimenti di sanzione su vari reati, tra i quali: i maltrattamenti in ambito domestico, la violenza sessuale sui minorenni e lo stalking. Inoltre introduce nuovi reati come la revenge porno, la deformazione dell’aspetto della persona con lesioni permanenti, la violazione dei provvedimenti di allontanamento e avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, solo per citarne alcuni. Il Codice rosso istituisce infatti una corsia preferenziale per le vittime di violenza, garantendo l’adozione di provvedimenti cautelari o preventivi in tempi brevi, in particolare avvia con maggiore tempestività i procedimenti penali riguardanti casi di violenza domestica e di genere”.
I lavori sono proseguiti con gli interventi dell’ex sottosegretario al Ministero della Difesa Jacopo Morrone che ha messo in luce gli aspetti procedurali inerenti la Genesi e iter politico della riforma. L’Assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Riccardo De Corato ha invece delineato la situazione in Lombardia sulla violenza domestica e di genere e confermato l’impegno di Regione Lombardia che negli ultimi anni ha raddoppiato il numero dei centri antiviolenza, passando da 21 a 49 con un investimento di oltre 735 mila euro.
Nel suo intervento il criminologo Alberto Caputo ha messo in comparazione i profili criminologici e con le criticità della legge mentre il Presidente dell’Osservatorio Violenza e Suicidio Stefano Callipo ha focalizzato l’attenzione dei convenuti sulle motivazione e Tendenze suicide nelle vittime di violenza.
Le violenze alle donne o ai minori avvengono quasi sempre all’interno delle mura domestiche. I potenziali aggressori sono partner o ex partner oppure uomini conosciuti da poco ma anche parenti o amici illusi che confondono una semplice simpatia con un’infatuazione ossessiva. La violenza si presenta in varie forme non sempre facilmente identificabili. I maltrattamenti non sono solo fisici ma anche psicologici, sessuali, informatici oppure determinati da ricatti di varia natura e sovente si consumano attraverso minacce, ingiurie, umiliazioni e percosse che nei casi estremi sfociano nel femminicidio o nel suicidio della vittima.
Ecco altri dati a inquadrare il fenomeno. Tra le donne separate e divorziate, il 51,4% subisce violenze fisiche o sessuali. L’incidenza per le donne tra 25 e i 44 anni si aggira intorno al 36-35%. Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane (31,3%) ma tra loro è più alta l’incidenza delle violenze fisiche (25,7%) contro (19,6%). Tra le cittadinanze dichiarano di subire più violenze le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%), ucraine (33,2%), marocchine (21,7%), albanesi (18,8%) e cinesi (16,4%). Per il femminicidio i dati rilevati su 23 Stati dell’UE riportano per l’Italia 123 vittime di omicidio volontario di tipo femminicidio. In tutta Europa l’80,5% dei casi di femminicidio è avvenuto per mano di persone che conoscevano la vittima (di cui il 43,9% dei casi, per mano di partner attuali o precedenti).
(ITALPRESS).
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