La voce afroamericana ha una sua specificità assoluta. Il timbro, anche solo di poco più roco; la plasticità, che asseconda la necessità di inflessioni sghembe rispetto alla norma colta europea (ad esempio, le blue notes); un vibrato emozionante.
Di grandi vocalist bianchi la storia del jazz è piena: basti pensare a Mel Tormè e a Helen Merrill. Velvet Fog, questo il soprannome del cantante chicagoano, faceva dell’intonazione e della tessitura timbrica i suoi punti di forza. La Merrill è stata consegnata alla storia come la voce più simile a una tromba che si ricordi.
Ma il canto jazz è innanzitutto canto nero, intriso di blues anche quando è linguisticamente lontano dalla devil music, zuppo di swing anche quando esprime le movenze astratte dell’avanguardia, tremulo di pathos e di soulness.
Al canto nel jazz è dedicato il bel libro di Luciano Federighi, principale esperto in Italia, Cantare nel jazz, scritto con la consueta ricchezza e profondità espressive che caratterizza l’Autore.
Ray Charles è una delle voci afroamericane più famose. Non tutti sanno però che la sua musica spaziò dal jazz al blues e dal soul al gospel, trasportando sempre – in ogni contesto linguistico – una cifra espressiva unica e riconoscibile, segnata dalla mistura di dolore e gioia del vivere. Uno stratosferico Jamie Foxx, vincitore di un Oscar per la sua interpretazione, ridà corpo ad uno dei talenti più travolgenti della musica popolare americana, in un biopic, Ray, diretto con amore da Taylor Hackford.
Fra le voci femminili è difficile scegliere: Billie Holliday, col suo tragico imperfetto e sublime incedere; Sarah Vaughan, con la sua potenza drammatica; Ella Fitgerald, con la sua portentosa tecnica (ammiratela in un dvd americano di 15 anni fa, che riporta una trasmissione televisiva del ’66 con Frank Sinatra che fa gli onori di casa a lei e a Antonio Carlos Jobim!).
Ma la scelta cade su Carmen Mc Rae, divina maestra di musicalità, dall’intonazione perfetta, regale. Il CD dedicato alla grande Sarah Vaughan è capace di far venire più e più volte i brividi a chi lo ascolta. E non bisogna per forza essere cultori del jazz…