Volantini infamanti distribuiti in alcune città della provincia. Ecco cosa c’è scritto e parlano i protagonisti contrapposti. Tutto finisce in Procura

Un plico di volantini è stato disseminato da un’auto, spargendo l’immagine di una donna e accompagnandola con accuse, ingiurie e una storia di abusi. E’ avvenuto nei giorni scorsi in alcune città della provincia di Ragusa, in particolare ad Acate e Vittoria. La donna coinvolta e facilmente riconoscimenti proprio a causa dei volantini, ha scelto di rompere il silenzio, pubblicando la sua versione dei fatti su Facebook, affermando che era giunto il momento di far emergere “la verità che nessuno ha mai voluto davvero ascoltare”.

Secondo il racconto della donna, la storia ha avuto inizio in un contesto lavorativo. Essa afferma di essere stata inizialmente una dipendente della ditta dell’uomo, ma le cose hanno preso una piega drammatica da maggio 2022, quando sarebbero iniziate le avances sempre più pressanti. “Messaggi continui e telefonate, anche da telefoni diversi. Io rispondevo, ho dei figli, rispondo sempre al telefono, mi sembra normale. Ma ho cambiato più volte numero. Ma lui è sempre riuscito a trovarmi.” La donna afferma di essere stata minacciata con riferimenti ai suoi figli e alla loro quotidianità. “Un giorno, mi ha praticamente chiusa nell’azienda – dice la donna – sono riuscita a fuggire e ho chiamato i carabinieri, mi ha anche minacciata con un’arma da fuoco. I carabinieri sono venuti, il cancello a quel punto era aperto e mi hanno detto di andare via. Come? Con la figlia di lui. Ho chiesto della mia auto e mi hanno detto di andar via velocemente. La macchina me l’ha bruciata e mi ha pure detto che io e i miei figli avremmo fatto la stessa fine. Ho denunciato. Non è bastato. Sembra non bastare nulla. Adesso mi hanno suggerito di andar via con i miei figli in una località segreta. Io non voglio andarmene. I miei figli vivono qui, sono cresciuti qui. Non sono io che devo andarmene. Mi ha controllato la vita, si aggirava intorno casa mia, ho messo le videocamere. Cosa lo ha fatto arrabbiare tanto da bruciarmi l’auto? Intanto, che non accettassi le avances, e poi che non ho accettato di farmi clonare il telefono. Voleva manipolare tutta la mia vita. Spero, adesso, che la giustizia faccia il suo corso”.

La replica dell’uomo coinvolto dipinge un quadro molto diverso. Attraverso il suo avvocato che ha scritto una missiva indirizzata al quotidiano La Sicilia riportata in un articolo di Valentina Maci, l’uomo nega le accuse di stalking e sostiene che la donna abbia volutamente omesso di menzionare la loro relazione sentimentale durata oltre tre anni. L’avvocato dell’uomo afferma che la donna ha deliberatamente tralasciato la loro storia d’amore passata, nonostante sia stata una relazione conosciuta da molte persone. “”La medesima donna, – evidenzia l’avvocato dell’imprenditore – ha dato ingiustamente in pasto all’opinione pubblica un noto imprenditore di un’azienda storica del nostro territorio, sottacendo, però, la sua qualità di ex fidanzata dell’uomo, pur essendo consapevole che, durante il corso della loro relazione, poi finita, ella ha posto in essere dei comportamenti nei confronti dell’uomo che poco hanno a che vedere con quelli di una vittima di stalking. Tengo a stigmatizzare la condotta della donna intervistata, che dopo aver sporto querela nei confronti di un uomo, definito come un mostro capace di commettere azioni gravissime come quelle che lei stessa ha raccontato , ha volutamente sottaciuto la relazione sentimentale intrattenuta con quest’uomo per oltre tre anni, relazione, invece, conosciuta da innumerevoli persone che potranno testimoniare nelle sedi opportune un’altra verità. La medesima donna, dunque – ancora l’avvocato – ha dato ingiustamente in pasto all’opinione pubblica un noto imprenditore di un’azienda storica del nostro territorio, sottacendo, però, la sua qualità di ex fidanzata dell’uomo, pur essendo consapevole che, durante il corso della loro relazione, poi finita, ella ha posto in essere dei comportamenti nei confronti dell’uomo che poco hanno a che vedere con quelli di una vittima di stalking. Ovviamente per tali gravissime accuse rese pubbliche sui social, accuse costruite ad hoc per creare un caso, il mio assistito sporgerà le dovute querele”.

Questa vicenda ha diviso la comunità in due parti ben distinte. Da un lato, c’è il sostegno alla donna, con il cosiddetto “tribunale mediatico sociale” che si schiera dalla sua parte, evidenziando il suo status di vittima e madre preoccupata per i suoi figli. Dall’altro lato, vi è il campo dell’uomo, che insiste sulla sua innocenza e afferma che la verità deve emergere attraverso il sistema giudiziario e non attraverso il giudizio pubblico.

Tuttavia, nonostante le diverse versioni dei fatti, una cosa è certa: questa vicenda ha portato alla luce le tensioni e le contraddizioni che possono emergere quando situazioni personali diventano oggetto di discussione pubblica. La distribuzione dei volantini infamanti ha contribuito ad alimentare il fuoco della controversia, esponendo la vicenda a un pubblico che ha espresso opinioni contrastanti e giudizi.

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