{"id":93001,"date":"2014-11-18T11:30:27","date_gmt":"2014-11-18T10:30:27","guid":{"rendered":"http:\/\/www.ragusaoggi.it\/index.php\/2014\/11\/18\/lannata-nera-dellolio-doliva\/"},"modified":"2014-11-18T11:30:27","modified_gmt":"2014-11-18T10:30:27","slug":"lannata-nera-dellolio-doliva","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.ragusaoggi.it\/lannata-nera-dellolio-doliva\/","title":{"rendered":"L\u2019ANNATA NERA DELL\u2019OLIO D\u2019OLIVA"},"content":{"rendered":"<p><p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">&nbsp;<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">Proprio come per il vino italiano, anche per l&rsquo;olio d&rsquo;oliva italiano questa &egrave; un&rsquo;annata da dimenticare. In particolare l&rsquo;olio d&rsquo;oliva ha subito dei gravi danni, che in alcune zone hanno compromesso del tutto il raccolto.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">La vite e l&rsquo;ulivo da sempre condividono non solo una notevole importanza per le varie civilt&agrave; del mediterraneo, ma anche una molto simile sensibilit&agrave; ai fattori climatici. Una cattiva annata per il vino corrisponde anche a una cattiva annata per l&rsquo;olio d&rsquo;oliva. Certo non sempre con la stessa intensit&agrave;. Se per il vino questa annata non si prevede, con le dovute eccezioni, favolosa, di certo &egrave; stata ancora peggiore per l&rsquo;olio, che, oltre ai danni di un andamento climatico scostante, ha dovuto far fronte alla mosca olearia. Questo insetto, considerato tra i peggiori flagelli per l&rsquo;olivo, deposita le sue uova nelle drupe, compromettendo sia la qualit&agrave; dell&rsquo;olio, sia il quantitativo, visto che la larva &nbsp;trae il suo sostentamento, alimentandosi del mesocarpo della drupe. Il risultato &egrave; drammatico: un calo di un terzo della produzione totale italiana.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">Questo calo di produzione &egrave; del resto ovunque superiore al 20% &nbsp;e questa &egrave; la percentuale delle regioni pi&ugrave; fortunate, come la Sicilia e il Trentino-Alto Adige. Le altre sono ben oltre il 30% e gran parte delle regioni italiane, come le due regioni simbolo dell&rsquo;olio italiano, Toscana e Umbria, hanno raggiunto il 45%, con punte in alcune zone del 90%. Particolarmente drammatica risulta, infatti, la situazione di queste due regioni del centro Italia, che trovano nell&rsquo;olio una notevole voce del proprio PIL. L&rsquo;olio occupa la terza posizione nelle esportazioni toscane. Se il calo della produzione enologica, aggiunta a un&rsquo;annata non proprio felice, ha non poco preoccupato l&rsquo;economia toscana, questo altro flagello, capitato nel peggior momento possibile, corona un anno decisamente difficile.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">Come se non bastasse, la regione che da sempre produce il numero maggiore di olio, ovvero la Puglia, non solo ha subito i danni della mosca olearia e il clima, ma anche i danni del batterio xylella.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">Ovviamente questo calo, che a livello nazionale risulta essere del 35%, comporter&agrave; un aumento vertiginose del prezzo dell&rsquo;olio d&rsquo;oliva, nonch&eacute; il rischio di un aumento notevole delle truffe legate alle cosiddette eccellenza italiane.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">&Egrave; di pochi giorni fa&rsquo; la notizia del sequestro da parte delle forze dell&rsquo;ordine di oltre 1600 litri di olio&nbsp; d&rsquo;olia proveniente dalla grande distribuzione e imbottigliato per essere rivenduto come prodotto locale campano a prezzi esorbitanti.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: justify;\">C&rsquo;&egrave; d&rsquo;aspettarsi che nel prossimo futuro notizie come queste si verificheranno nuovamente e non c&rsquo;&egrave; molto da sorprendersi, giacch&eacute; l&rsquo;Italia in materia di olio d&rsquo;oliva ha permesso da sempre una certa ambiguit&agrave;. Ieri come oggi andando in un qualsiasi supermercato e leggendo attentamente la etichette delle bottiglie di olio d&rsquo;oliva ci si render&agrave; conto che oltre il 90% dell&rsquo;olio venduto non &egrave; di origine italiano, nonostante queste aziende siano italiane, abbiano un nome italiano e giocano su operazioni pubblicitarie che invitano il consumatore a credere, senza dirlo specificatamente, che si tratti di olio italiano. All&rsquo;estero &egrave; particolarmente diffusa una celebre marca italiana, nelle cui bottiglie di olio d&rsquo;oliva non vi &egrave; neanche una goccia di olio italiano, ma ci&ograve; non impedisce a questa azienda di passare per una delle eccellenze italiane.<\/p>\n<p class=\"MsoNormal\" style=\"margin-bottom: .0001pt; text-align: right;\" align=\"right\">Qualcuno a questo proposito ha detto a una giornalista, che ha fatto delle inchieste su alcune aziende italiane che producono all&rsquo;estero e vendono il proprio prodotto come Made in Italy, che &egrave; una stupida. Senza entrare nel merito della questione, per mancanza di conoscenza su questo tema, posso dire per&ograve; che trovo sicuramente stupido vanagloriarsi della qualit&agrave; dell&rsquo;olio italiano, senza rendersi conto che probabilmente la bottiglia che si ha di fronte, per quanto sembri italiana dal nome, il pi&ugrave; delle volte italiana non &egrave;. Detto ci&ograve; non vuol mica dire che l&rsquo;olio per essere buono deve essere italiano. &Egrave; un invito soltanto a non farsi coinvolgere troppo dal marketing, dove le parole e l&rsquo;immagine contano pi&ugrave; dei fatti e della sostanza.<em style=\"mso-bidi-font-style: normal;\">(Giuseppe Manenti)<\/em><\/p><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>&nbsp; Proprio come per il vino italiano, anche per l&rsquo;olio d&rsquo;oliva italiano questa &egrave; un&rsquo;annata da dimenticare. In particolare l&rsquo;olio d&rsquo;oliva ha subito dei gravi danni, che in alcune zone hanno compromesso del tutto il raccolto. 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